Il lungo oblio dei sogni | Barbara Ferrari Il lungo oblio dei sogni | Barbara Ferrari

Il lungo oblio dei sogni | Barbara Ferrari

La trama

Quella di Maddalena è una storia vera, di una donna di cui si perdono le tracce per decenni. Nato dalla leggerezza della gioventù, la voglia di riscatto e il mito della fama nel mondo dello spettacolo, il sogno di affermarsi la porta a conoscere molto presto gioie e asperità della vita, passioni e delusioni. il lungo oblio dei sogni

Ma tutto si perde in un lungo oblio dei sogni, che di lei cancella le tracce, per poi rivelarle, in maniera del tutto inaspettata, quando ormai è troppo tardi per essere ricordata, ma forse non troppo per essere riscattata.

Quella raccontata da Barbara Ferrari in Il lungo oblio dei sogni è una storia coinvolgente, avvincente, lineare. Il libro si snoda attraverso un tema predominante, ossia il forte desiderio di riscatto attraverso la ricchezza e il successo ma, con la lettura, ci si rende conto che ciò che intende realmente comunicare sono l’idea dell’orgoglio come forza talvolta distruttiva, l’amore che diventa dolore e violenza e, soprattutto, l’oblio, una sorta di punizione per contrappasso al desiderio iniziale.

Con la sua mano destra, forte ed enorme, con il palmo aperto, si avventò su di lei. Prese a schiaffi il viso di Maddalena, che riuscì solo a emettere un gemito di dolore e cadde a terra. Sentì un sapore amarognolo tra le labbra e il calore del sangue che sgorgava copioso. Tentò di pulirsi il viso con una mano, mentre faceva leva sull’altra per rialzarsi. Enrico le scagliò tre forti pugni sulla schiena e lei sentì che il respiro veniva meno, mentre quella specie di uomo, ora più simile a una bestia, la afferrava per i capelli. La gettò a terra, completamente sdraiata sotto di lui. L’uomo che per anni aveva amato ora era il suo carnefice.

Non mancano gli svariati riferimenti storici legati al periodo italiano che va dalla fine degli anni Trenta al termine degli anni Quaranta del secolo scorso, con accenni alla politica antirazziale. 

Le atmosfere regalate dal testo in esame strizzano l’occhio ad autori come Poe, soprattutto nelle prime pagine che aprono un racconto quale La caduta della casa degli Usher, con la protagonista che è una donna fragile e al tempo stesso orgogliosa; mentre i luoghi, veri e propri co-protagonisti, rievocano ora le atmosfere cupe di Zafon, ora quelle di Madame Bovary, di quella Emma che sogna una vita elegante e altoborghese.

Ma quel che colpisce maggiormente dell’opera Il lungo oblio dei sogni è la possibilità che offre a chi legge di immedesimarsi in Maddalena. Ella è ognuna di noi in un determinato periodo delle nostre vite, dove i sogni si perdono e sfuggono dalle mani come sabbia.

L’esistenza di questa donna appartiene alla nostra, per molti versi ci rispecchia, donandoci la condivisione, lungo il cammino della vita, di gioie e amarezze.

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L’autrice

Barbara Ferrari è nata nel 1972 ad Alessandria, dove ha frequentato il liceo classico Giovanni Plana. Vive da sempre in una frazione della città, con il marito e la figlia, la madre e il suo inseparabile beagle, Snoopy.

Laureata in lettere moderne e storia dell’arte a Pavia, insegna lettere, professione che adora, nella scuola secondaria. Ha una passione per l’arte e la fotografia, che coltiva con la figlia Noemi. Per un periodo scrive per la rivista di arte e cultura “Nuova Alexandria”, Ugo Boccassi editore, per il quale ha scritto un breve capitolo, da giovane ricercatrice universitaria, del testo “Alessandria è una comoda poltrona: ti siedi e ti addormenti” (cui ha collaborato, tra gli altri, Umberto Eco).

Con Matteo Torre pubblica nel 2015 “Gulp! La scuola. Il fumetto tra letteratura e scienze”, ed. Photocity e nel 2016 scrive una serie di contributi poetici, accompagnati da fotografie proprie, in AA.VV., “Immagini e Parole”, ed. Pagine (Celeste, Cosa rechi con te donna? La città sul mare, La sombra messicana, Oro, Zahira).

Ama nuotare, fare yoga, scrivere, leggere e…dormire. Crede fermamente nell’amicizia, cui dà tutta se stessa con questa filosofia: “Io mi dono, chi mi tradisce fa i conti con se stesso, io sono serena”.

Quando nasce il suo amore per la scrittura? Ce lo rivela lei stessa: “Nasce molto tempo fa, durante l’infanzia. Credo che la voglia di raccontare storie sia per me ancestrale. L’amore per il racconto cresce con quello per la lettura, ma è maggiore rispetto a quest’ultima, soprattutto in gioventù. La mia prima pubblicazione ufficiale è un testo di didattica della storia e della letteratura, seguono alcune poesie ma, in realtà, il romanzo, il genere narrativo in generale, è ciò che mi ha davvero appassionata. Ho cominciato la stesura quando sono diventata madre. Le giornate troppo calde mi costringevano a rimanere in casa, accanto alla mia bambina che dormiva, a pensare. Buttavo lì pensieri, spesso confusi, sulla protagonista della vicenda. In seguito ho abbandonato il manoscritto per anni, per poi rileggerlo, criticarlo negativamente e modificarlo nella forma. Per un altro lungo periodo ho accantonato l’idea di scrivere, fino a quando ho compreso che dovevo a me stessa qualcosa e con la protagonista del libro avevo una sorta di debito di gratitudine. Nel 2017 ho sistemato la forma, ho fatto una ricerca storica per modificare alcuni contenuti e ho scelto l’ambientazione. Mentre scrivevo ero veramente lì a osservare ogni gesto dei protagonisti, ad assaporare ogni profumo, a soffrire con loro”.

Progetti per il futuro? L’autrice de Il lungo oblio dei sogni non ha un nuovo libro in cantiere, ma spera di continuare a scrivere e di ricevere ancora questa meravigliosa opportunità dalla vita.

Lo stile

Aspiro ad assomigliare, anche solo in minima parte, a Margaret Mazzantini e a Carlos Ruiz Zafon – ci rivela Barbara Ferrari spiegandoci il perché di tali scelte – la prima descrive il mondo femminile in maniera eloquente ed esaustiva, approfondendo ogni dettaglio dell’anima delle sue protagoniste, Zafon ha la capacità di dipingere, fotografare i luoghi con la parola”.

Per Il lungo oblio dei sogni hanno costituito fonte di ispirazione la maternità e il lutto, che hanno segnato due momenti davvero forti per l’autrice. Seppur ispirato a  una storia vera, il romanzo desidera rappresentare un viaggio in un luogo che è ora il “tempio tibetano” della sua creatrice.

L’opera protagonista della nostra presentazione si rivolge a chi vuole provare emozioni, a chi è curioso di leggere una storia che si snoda attraverso il passaggio da un piano temporale all’altro (i giorni nostri e quelli della storia di Maddalena), a chi è curioso di comprendere le sfaccettature di persone differenti, cui ispirarsi o da cui prendere le distanze.

A chi è dedicato? L’autrice non ha dubbi: “Il libro è dedicato a mia figlia Noemi, alla mia cara nonna, Angiolina, che non è più con me ma i cui racconti del passato, così nitidi e particolareggiati, mi sono entrati dentro, facendomi spesso desiderare di fare un tuffo negli anni, seppur difficili, in cui lei era una giovane donna. Ho dedicato il libro anche a mia madre, la mia anima, e a mio marito. Una dedica particolare è “a Lino”, l’uomo che è stato per me mio padre”.

Autore: redazione

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