Intervista a Teodoro Lorenzo, autore de "Le streghe di Atripalda" Intervista a Teodoro Lorenzo, autore de "Le streghe di Atripalda"

Intervista a Teodoro Lorenzo, autore de “Le streghe di Atripalda”

Teodoro Lorenzo

Teodoro Lorenzo è nato a Torino nel 1962. Ha seguito tutta la trafila nelle giovanili nella Juventus, poi ha disputato sette campionati, quattro in serie D e tre in serie C nell’Alessandria. In tutto 17 anni di calcio, dai dieci fino ai 27 anni. Poi la laurea in giurisprudenza e la professione di avvocato. Due vite diverse, e la scrittura a tenerle assieme.

Parliamo subito del tuo ultimo libro, Le streghe di Atripalda. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

Si tratta di 14 racconti di sport, 14 racconti per quattordici diverse discipline sportive. Lo sport però è solo una cornice letteraria, lo sfondo entro il quale far muovere i personaggi. In verità si parla di emozioni e sentimenti. Il libro è la naturale prosecuzione di Saluti da Buenos Aires, edito nel 2009 sempre da Bradipolibri.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Più che di amore per la scrittura parlerei di amore per lo sport, quello agonistico, visto come meraviglioso crogiolo di emozioni. Sono stato in gioventù un calciatore professionista (roba piccola, serie C) e quell’amore mi è rimasto. La penso in fondo come Pirandello: la vita o la si vive o la si scrive. L’ho vissuta ed oggi la scrivo.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Di professione faccio l’avvocato e quindi di tempo per scrivere ne ho poco. Lo faccio d’estate, sotto l’ombrellone, assorbo la luce, sperando che almeno un po’ rimanga imprigionata sulla carta.

Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

No , non so se possiedo uno stile personale , non vorrei mostrarmi presuntuoso. So che i libri che mi piacciono non devono solo essere un mero avvicendarsi di fatti, come sono i libri degli autori americani. Devono avere un taglio psicologico ed evocare un mondo che non sia quello della cronaca. Una sorta di ” realismo magico” quindi, come i libri di Gabriel Garcia Marquez.

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Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Nulla, solo l’eco dei propri ricordi.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

La scrittura non è il mio mestiere, non mi interessa il numero di copie vendute. Mi rende felice sapere che qualcuno da qualche parte ha posato il mio libro sul comodino e si sia addormentato con un sorriso.

Autore: Redazione

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