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Intervista ad Antonio Luna, autore de “Le tre verità”

Nato in Umbria e Dottore in Scienze Politiche, Antonio Luna vanta una carriera nell’ambito della gestione delle Risorse Umane, prima presso aziende private, poi presso la Provincia di Perugia, fino al Centro per l’Impiego di Foligno – Ufficio del Lavoro di Spoleto, dove attualmente lavora come “tecnico dell’inserimento lavorativo”.
Amante dell’attività politica e dell’impegno per il Territorio, è Presidente dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia in Umbria”, declinazione regionale del club nazionale.
Non si definisce topo da biblioteca, ma ama dedicarsi allo sport; ha giocato per tutta la mia vita a calcio, tennis, pallavolo e ping pong anche con discreti risultati. 

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

Le tre verità” è un giallo storico-psicologico ambientato prevalentemente nel 1934 a Berlino, con sviluppi nel 1968 a Bonn e nel 2002 a Basilea.

Il 2 aprile 1934 due uomini vengono trovati morti nel fiume Dahme, nei pressi dell’isola lacustre di Kopenick, sobborgo di Berlino. Uno di essi è un notissimo regista cinematografico, divenuto attivista anti-nazista.
Siamo ad appena un anno dall’incendio del Reichstag, dalla presa del potere di Hitler, dall’eccidio nazista di Kopenick (che io racconto e che mi fa dedicare il libro ai “tedeschi che hanno combattuto il nazismo”).
Il governo di Hitler teme che la situazione possa degenerare in quell’area storicamente socialista. Paventa inoltre effetti internazionali sulla commissione olimpica che deve confermare “Berlino 1936”. Per questo il 3 aprile manda sull’isola il ministro della propaganda Joseph Goebbels per chiudere rapidamente il caso.
Nel frattempo le indagini, raccontate ora per ora, sono iniziate e forse già finite. Un prima verità è venuta a galla e subito nascosta. Ma anche Goebbels che l’ha ordinato, anche l’ispettore Thomas Festemburg che l’ha scoperta vedono solo la verità più esterna, quella che ha fatto scattare la violenza e prodotto quelle morti. La realtà è molto più sconvolgente, eppure banalmente umana nella sua ciclicità: qualcuno è stato ingannato, qualcuno ha sofferto per passione.
Dietro alla prima verità, come avvolte una nell’altra (e pertanto complementari), ci sono le altre due.
Verranno fuori molti anni dopo sul lettino di uno psicanalista: i figli soffrono sempre le colpe dei padri.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Sono un lettore giornaliero di più quotidiani e un acquirente compulsivo di libri, con una media mensile, che mi sono divertito a calcolare, di 9.
Nell’arco di qualche anno ho visto crescermi in casa una biblioteca da zero a tremila volumi, con un notevole spazio dedicato ai gialli, al turismo, alla psicologia, alla storia. Mi sono laureato in Scienze Politiche proprio perché avevo 24 esami di storia da superare. Nel 1994 ho iniziato a scrivere per il quotidiano La Nazione di Firenze (redazione di Perugia) dove mi occupavo anche di recensioni letterarie. Ricordo ancora la prima: Marco Tullio Giordana – Pasolini, un delitto italiano.
Memoria facile: fu il pezzo con cui il caporedattore Giuseppe Mascambruno mi volle come collaboratore giornalistico, pagandomi 50.000 lire ad articolo. All’inizio del 1996 mi trasferii a Londra per lavorare e studiare l’inglese. Lì mi innamorai delle guide turistiche visuali della Dorling Kindersley (poi acquistate dalla Mondadori), sognando di poterne un giorno realizzarne di simili. Nei 18 anni successivi ne ho curate tre, tutte dedicate a Spello, di cui ero divenuto Vice Sindaco. L’ultima del 2014 è quella che ho anche integralmente scritto e che è stata presentato dal Presidente nazionale dei Borghi più belli d’Italia Fiorello Primi. Dopo quella conferenza stampa, Primi mi ha voluto come coordinatore umbro dell’associazione nazionale. Dal 2015, con un articolo ogni tre mesi circa, scrivo di viaggi, piccoli borghi e paesaggi sulla rivista bilingue it/ingl BORGHI MAGAZINE, edita dalla Società Editrice Romana in 50.000 copie e reperibile nelle edicole italiane. Nel 2017 ho presentato alle istituzioni locali un lavoro amministrativo di oltre 100 pagina: “IL PRIMO LIBRO BIANCO DEI BORGHI UMBRI”, contenente una serie di problematiche ed ipotizzate soluzioni, per la ripresa economica dei piccoli comuni regionali.
“Le tre verità” è il mio primo romanzo e pesca dalle mie letture più gradite.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Ho iniziato a scrivere questo romanzo quasi 28 anni fa, nell’ottobre 1990.
Come un artigiano vi ho lavorato da allora: rimodellando e rifilando. L’idea nasceva dai miei viaggi giovanili in Germania, dove rimasi suggestionato da città urbanisticamente ferite e da una nazione spezzata in due. Nel dicembre 1986 giunsi a Bonn, dove avevo contatti e che visitai più volte. Allora era la capitale della RFT, ma la sua dimensione provinciale me ne rendeva incomprensibile il ruolo. Nell’agosto del 1990 scoprii Norimberga e raggiunsi per la prima volta Berlino.
Il muro era caduto da appena otto mesi e tutto appariva in emozionante fermento, all’est come all’ovest. Mi colpì la differenza architettonica tra le due città visitate: Norimberga aveva deciso di ricostruire il centro storico come era prima della guerra; tutto sembrava antico, ma era di pochi anni prima.
Berlino non poteva e probabilmente neppure voleva: la Kaiser Wilhelm Gedachtiniskirche sembrava un corpo violato da uno psicopatico; la Postdammer platz era divenuta una gigantesca spianata di macerie, con ogni edificio raso al suolo.
Nel settembre del 1990 acquistai a Roma, da un rigattiere di libri usati in Piazza dei Cinquecento, il volume fotografico “La Berlino degli anni ’30” di Mattia Chiusano.
Sul treno del ritorno sfogliando quelle pagine e ammirando quelle foto di una Berlino scomparsa, qualcosa scattò irreparabilmente in me e ancora mi suggestiona.
Nei primi anni mi dedicai alla scrittura, preso da un “fuoco” che mi emarginò da familiari e amici. Durante i miei studi universitari acquistavo e consultato più libri dedicati alla Storia tedesca che alle materie dei miei esami.
Negli anni successivi ho recuperato e abbandonato quest’opera a più riprese. Già alla fine degli anni ’90 superava le 800 pagine, divenendo prima una trilogia, poi un ciclo di due volumi di cui “Mordere l’Anima” sarà il secondo.

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Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

Segnalo i 13 romanzi che mi hanno affascinato e che hanno lasciato traccia dentro di me e probabilmente nel libro: Cronaca di una morte annunciata di “Gabo” Marquez (per la molteplicità delle versioni rispetto ad un evento), Umberto Eco de “Il nome della rosa” (per lo spazio chiuso in cui avvengono gli omicidi, le implicazioni filosofiche, le analisi logico-deduttive), Fred Uhlman de “L’amico ritrovato” (per il ritorno in Germania dopo la fuga antinazista del protagonista), Paolo Mauresig di “Canone Inverso” (per i personaggi a specchio e la soluzione rivelata “solo” al lettore), Wulf Dorm de “La psichiatra” (per l’inversione dei “ruoli”), Sandor Marai de “Le braci” (per l’ineluttabilità patologica dell’umano), Artur Conan Doyle di “Uno studio in rosso” (per la soluzione narrativa di far partire una nuova storia quando la prima sembra chiusa, ma che poi la spiega fino in fondo), Isabella Bossi Fedrigotti di “Di buona famiglia” (per appunto la multiforme verità), Nicci French di “Il paziente” (per come narra i meccanismi perversi della mente umana), Francesca Duranti di “Effetti personali” (per il mistero nascoste dietro la real-politik), Cristhoper Hisherwood di “Addio a Berlino” (per come racconta la Berlino degli artisti e dei cabaret), Franz Werfel di “Una scrittura femminile azzurro pallido” (per i rimpianti di un amore sofferto e colpevole).

Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Mi piace pensare ad una colonna sonora composta di tre canzoni. Ognuna con un’enfasi musicale adeguata allo spirito del romanzo. Ognuna con frasi evocative in grado di fornire lumi sul mistero narrato. Le prime due sono quelle a cui penso da anni, quando mi prefiguro il film che ne trae la storia. Pescano dalla mia cultura new wave e techno-pop degli anni ’80: periodo in cui per me la musica era solo inglese. La terza è quasi inevitabile, dato il titolo.
In avvio farei partire “The Garden” di John Foxx, ex leader degli Ultravox: dopo decenni ancora mi emoziona l’iniziale cinguettio degli uccelli, il canto simil “gregoriano” che trasfigura in chiesa il giardino del titolo, il refrain strumentale che sembra salire dalle canne di un organo Silbermann. 
Sui titoli di coda farei ascoltare la lunga ed evocativa parte strumentale (che inizia dopo circa 2 minuti del pezzo, divaricandolo clamorosamente) di The Crime of the Century, estratto del terzo omonimo album dei Supertramp, uscito nel 1974. L’uso martellante e ipnotico del piano elettrico sembra fatto per riavvolgere i fili di questa mia storia. Su di esso si inserisce in chiusura un sax mozzafiato: ascoltare per credere. Le parole tradotte che vi lascio sono queste:
Nel mezzo infine inserirei una canzone ancor più datata, assolutamente fuori stile, ma necessaria: “Le tre verità”, di Lucio Battisti è un singolo, sconosciuto ai più, del 1971. Ritengo molto potenti queste frasi scelte:

Colpa sua, colpa sua, credimi
non c’eri tu, non c’eri tu a difendermi
e la sua forza è stata ancor più forte della mia volontà
e l’innocente e l’innocente pagherà
…lei era mia, non è più mia, ora di chi è, chi lo sa?…”.

Considerando che tutto il mio libro gira intorno ad una poesia “omicida” non mi sembrano male (vedasi copertina).

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

Le tre verità” racconta di un misterioso crimine che attraversa tutto la storia del novecento, esplodendo all’alba del nazismo e risolvendosi al tramonto del secolo.

Autore: redazione

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