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After Dark | Haruki Murakami

After Dark… e la lieve sospensione dalla realtà

“A notte fonda, il tempo scorre a modo suo,[…]Andare controcorrente non serve a nulla.”

After Dark MurakamiCosa può accadere in una notte?
Quanto è sottile la linea tra reale e immaginario, tra il nostro mondo e quello dall’altro lato?
Esiste davvero un altro mondo, oppure noi tutti ci viviamo senza nemmeno accorgercene, passando da un lato all’altro, da un reale a un surreale?
Come cambiamo canale alla tv, in poco tempo e con il solo movimento di un dito?
Siamo davvero sicuri che sia il nostro di mondo quello reale?
Quando il sole si erge all’orizzonte, il buio della notte è davvero scomparso… Oppure è solo nascosto?

In After Dark, un romanzo breve edito da Einaudi in Italia nel 2008 e scritto dal quasi-Premio Nobel e vincitore di svariati premi giapponesi ed internazionali Haruki Murakami, troviamo proprio questo concetto di surreale nel reale, della notte incombente e profonda, appena nascosta dietro la luce abbagliante di luci al neon, o raggi di un tiepido sole.

Il Realismo Magico di Haruki Murakami

Haruki Murakami, già conosciuto al pubblico grazie ad opere come Nel segno della pecora, Norvegian wood, Kafka sulla spiaggia e 1Q84, raccoglie in poco più di centosettanta pagine alcuni dei temi a lui più cari e ricorrenti.
Antonietta Pastore, nella recensione a Nel segno della pecora, ha pienamente centrato quelle che sono le fondamenta su cui si basano gli scritti del saggista giapponese:

“La solitudine dell’uomo […] la passione per il rock e il jazz, l’irrompere del surreale nella prosaicità della vita quotidiana.”

Murakami viene spesso accostato alle parole realismo magico: ecco il vero genere a cui appartiene l’autore.
Realismo magico è davvero il termine perfetto per descrivere le opere di questo scrittore.
Realismo perché le vicende narrate sono quotidiane, vere, reali e concrete, con personaggi tangibili, realistici e pieni, con le loro personali sfaccettature.
Magico perché il mondo reale nel quale le vicende si svolgono e a cui i personaggi appartengono sono sempre intrecciate e/o sovrapposte ad una dimensione onirica, surreale, fittizia che viene al meglio espressa col termine magico. Una realtà mistica, quasi esoterica, fatta di illusioni, visioni, sogni, incubi e vivide allucinazioni.

“La realtà, come la sabbia di una clessidra, sfugge dalle sue dita sottili e cade. Il tempo lì non è suo alleato.”

La videocamera sul mondo

In questo piccolo ma forte romanzo vediamo dal punto di vista onnisciente di una videocamera, distaccata e passiva, ma al contempo particolarmente emotiva e filosofica, l’intrecciarsi della vita di alcuni personaggi semplici, ma al contempo molto più che sfaccettati, arrivando addirittura a ritrovarli complessi nella loro semplicità.

Ed ecco che l’obiettivo della videocamera si posa così su vari personaggi.
Mari, giovane studentessa di cinese di diciannove anni che si trova in un Cafe a leggere un grosso tomo, senza prestare attenzione al mondo circostante.
Takahashi, studente di legge e trombettista, che con il suo aspetto poco curato e il sorriso veloce può far cadere in errore il lettore nel giudicarlo un ragazzo poco profondo quando, in realtà, si tratta di un multiforme e intricato, dotato di una spiccata intelligenza emotiva e profonda comprensione dell’animo umano.
Kaoru, ex lottatrice ed ora manager di un Love Hotel assieme a due collaboratrici, Komogi e Korogi che, insieme, ricordano molto le due murene del film la Sirenetta, proprio per il loro parlare quasi in sincronia e il loro modo di fare, descritte quasi come fossero un’entità unica.
Shirakawa, impiegato informatico che percuote una prostituta cinese che incontra nel Love Hotel.
Eri, la sorella addormenta di Mari.

…E, infine, la notte

Meglio ancora, la Tokyo notturna, nel contempo spettatrice e sfondo delle vicende che verranno narrate. Murakami ha un dono, quello del saper trasmettere emozioni anche nel più basilare degli stili, senza che il suo stesso stile ricada in semplici facilonerie. 
Lo stile di Murakami, infatti, è tutt’altro che semplice, poiché è in grado di trovare le giuste tonalità di differenziazione, a seconda del contesto. L’autore è in grado di utilizzare uno stile per raccontare gli ambienti e le situazioni e un altro per caratterizzare i personaggi, lasciando che a delineare il loro carattere non siano delle mere descrizioni, ma le parole stesse usate dai personaggi. 
Tutto ciò che noi comprendiamo dei protagonisti, viene proprio dalla loro bocca a dalle loro parole.

Ogni dettaglio, ogni percezione sui personaggi ci viene data direttamente dai loro discorsi o dai loro pensieri, non molto da azioni o descrizioni del narratore/scrittore.
Discorsi diretti semplici, lineari, puliti ma d’impatto; poche parole, scritte senza fronzoli e senza molte interruzioni descrittive capaci, però, di arrivare dritte al punto e di mostrare le mille sfaccettature dei personaggi. 

La dimensione onirica e surreale dell’ambientazione si scontra nettamente con la concretezza e la tangibilità della realtà dei discorsi e dei pensieri dei personaggi umani di questo romanzo.
Proprio questo netto distacco, questa impossibilità di due mondi così diversi ma così ben allineati e intersecati dà al lettore l’idea di partecipare alle vicende, di essere rapito dal neon del quartiere a luci rosse, di sentire l’odore della Tokyo notturna, delle strade piene di rifiuti a fine nottata, dell’aria fredda e inquinata,  il profumo di caffè da Denny’s o di percepire il rumore della puntina sui 33 giri dai quali si libera un jazz in sottofondo, ma sempre presente, una musica accennata, che riesce a farla da protagonista. 

Le descrizioni degli ambienti, intervallati dai titoli dei brani che fanno da sfondo e dal loro autore, è piena, evocativa, poetica. La dimensione diviene sognante seppur tangibile, irreale seppur veritiera come la superficie riflessa all’interno di uno specchio – o di un televisore – che rimanda esattamente ciò che vi si affaccia, seppur in un mondo che in realtà non dovrebbe esistere, ma che c’è e si può toccare.
Murakami è un maestro nell’arte dell’intrecciare il possibile con l’impossibile e nel dar vita a personaggi che all’apparenza possono sembrare discreti e quasi superficiali ma che, in realtà, nascondono pozze profonde di empatia e intelligenza.

I personaggi di After Dark

Nella prima parte del libro, quando vengono introdotti i personaggi di Mari e Takahashi, :il lettore si fa subito un’idea chiara dei due giovani.

Mari è una ragazza cinica, poco interessata agli altri e quasi forzatamente diversa. Il modo in cui studiosamente appare sempre annoiata, quasi superiore a coloro che le stanno attorno, lo zaino coi libri ed il tomo gigante che pare trattare un tema particolarmente difficile, il suo alienare qualsiasi cosa sia industriale e comune, come il cibo – il tonno col suo mercurio, i polli con il loro metodo di allevamento – dà l’idea di qualcuno che si sforzi d’esser diverso, che voglia comunicare al mondo la sua superiorità per nascondere semplicemente una mancanza di affetto e di empatia.

Takahashi, dall’altro lato, dà subito l’idea di un sempliciotto: vestito alla bell’e buona, col suo trombone sulle spalle ed il perenne sorriso sulle labbra, la sua voglia d’attaccar bottone e chiacchierare senza capire che la ragazza a lui di fronte non è interessata.

Questo è ciò che si pensa leggendo; poi, però, Murakami compie la sua magia: i discorsi diventano sempre più profondi e, attraverso semplici motti, modi di pensare o piccoli aneddoti raccontati gentilmente, scopriamo che Takahashi è un ragazzo profondo, sensibile e con una piena comprensione del mondo e dell’animo umano; scopriamo la sua intelligenza e che, dietro al suo modo di fare da sempliciotto, in realtà, c’è intelletto e sentimento, saggezza e comprensione.

“Ma la distanza che a una persona sembra giusta, a un’altra magari sembra troppo grande. […]”

Mari, d’altro canto, non è la ragazza snob che vuole apparire: in realtà è timida, riservata, ferita dal mondo; è intelligente, buona, ha un gran senso del dovere ma sente anche una sorta di peso sulle spalle.
Nella sua famiglia, Eri è la figlia bella e fragile, mentre lei quella bruttina ma più solida, forte, salda nei suoi propositi. Ha da sempre dovuto vestire questi panni e, ora, si comporta di conseguenza, nascondendo una natura sì diffidente, ma anche molto giovane e piena di una sorta di speranza esitante.

A questi problemi però, cerco di pensarci il meno possibile, – continua Takahashi. – Tanto a cosa serve, non posso farci nulla. Posso solo tirare avanti giorno dopo giorno, come tutti.
– Camminando molto, e bevendo acqua lentamente?
– No. Camminando lentamente, e bevendo molta acqua.
A me sembra che vada bene in tutti e due i modi.

Gli elementi magici della semplicità

Questa è la magia di Murakami: la complessità dei personaggi, descritta dalle loro stesse parole e in maniera così semplice da poter esser quasi sorvolata.

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After Dark è un romanzo particolarmente interessante, soprattutto per la sottigliezza con cui Murakami introduce e narra alcuni dei suoi temi principali e delle figure più amate.

La musica è pilastro fondamentale non solo della vita dell’autore, ma anche dei suoi scritti.

Durante tutta la lettura sono spesso citati titoli ed artisti, la musica diviene quasi protagonista seppur sembrerebbe relegata a far solo da sfondo; la forza delle note è così potente e l’opera così permeata di musica che spesso anche il silenzio si fa spartito.

In questo romanzo a farla da padrone, non solo il Jazz tanto amato da Murakami, ma la musica classica, o pezzi più contemporanei, se ancora abbiamo l’ardire di definire gli anni anni 80-90 come contemporanei.

Come a voler lasciare la sua firma, Murakami, ancora una volta, introduce, il gatto, figura sonnolenta, ma nel contempo magica e mistica per eccellenza, da sempre parte fondamentale della narrazione dello scrittore, vero punto d’incontro del reale con l’onirico, seppure sia raffigurato semplicemente in atteggiamenti quotidiani, quali il poltrire o il mangiare. In After Dark il suo cameo è rappresentato in piccolo stralcio quotidiano mentre mangia del cibo portato da Mari e Takahashi.

Il cibo è un altro tema importante all’autore, inserito così delicatamente nel testo, che quasi non ce ne accorgiamo; Murakami riesci ad esprimersi attraverso i piatti gustati dai protagonisti, facendo sì che questi diventino perno saldo di una realtà che, forse, tanto reale non è.

Quando leggiamo di un personaggio che gusta un piatto, di un Cafe, di una tazza di tè, il tutto ci risulta familiare e quotidiano. Ed è questo l’obiettivo che vuole centrare l’autore: inserire quotidianità nel surreale, tanto da far sparire la linea che divide i due mondi e far scivolare il lettore stesso in questa realtà surreale che non sappiamo se sia davvero immaginaria.

Le trame del telaio fitto di After Dark

Le relazioni umane si fanno spazio tra le pieghe dei malesseri, come quella di Shirakawa, forse il personaggio più freddo e crudele dell’intero romanzo, uomo di famiglia ma cliente abituale del Love Hotel e del giro di prostitute cinesi, padre e marito, ma uomo violento che picchia una ragazza per l’impossibilità di andarci a letto.

In un piccolo stralcio di conversazione con la moglie, l’apatia mostrata da questo personaggio nei confronti della donna, la quotidianità percepita nella telefonata, l’indifferenza con la quale mente… riesce a mettere in evidenza un personaggio difficile pur nella sua vile inerzia. La discussione pacata e delicata con la moglie dimostra quanto quest’uomo sia capace di distacco e freddezza mentre ripensa a ciò che è accaduto al Love Hotel e guarda tra i valori personali rubati alla prostituta picchiata.

Ad orecchio esterno, quella telefonata sarebbe sembrata un semplice dialogo tra moglie e marito, quasi affettuoso, forse grazie alla delicatezza con la quale parla la moglie che, anche tramite parole scritte, ci fa quasi percepire la dolcezza della propria voce, un poco assonnata ma dolce e mite.
Shirakawa, oltre a mostrare la rovina dei rapporti familiari sembra essere il simbolo della vera natura dell’animo umano, apatico e crudele, egoista.

Al contrario, con Mari ed Eri, il rapporto familiare, seppur danneggiato, non è irreparabile.
Mari si sente distaccata dalla sorella, ma ugualmente soffre per la sospensione dalla realtà in cui Eri ha scelto di vivere. Di colpo, quasi a volere riposare e riprendere il fiato, Eri decide che è ora di andare a dormire…in un lungo sonno, dal sapore dell’addio e che ancora non l’ha vista svegliarsi.

Mia sorella, circa due mesi fa, a un certo punto ha detto: “Ora per un po’ voglio dormire”. L’ha dichiarato durante la cena, davanti a tutta la famiglia. Nessuno però le ha dato retta. Le abbiamo semplicemente risposto “buonanotte”. Lei non ha quasi toccato cibo, si è ritirata nella sua stanza e si è messa a letto. Da allora ha continuato a dormire.
– Per tutto questo tempo?
– Sì.

Se, però, per Mari riusciamo a intravedere un barlume di speranza, nel caso di Shirakawa, Murakami è chiaro: non ci sono speranze di redenzione. 

La forza delle solitudini

Soprattutto grazie a personaggi come Mari e Takashi, in After Dark la solitudine riesce ad essere rappresentata ed espressa in maniera decisa, per poi passare ad un’analisi a più ampia scala. La solitudine spinge l’uomo a cercare relazioni con l’esterno, siano essi della famiglia o altro da essa, in modo da trovare delle connessioni con l’ambiente circostante.

E dalla solitudine all’alienazione il passo è breve.

Alienarsi significa distaccarsi, allontanarsi, estraniarsi da se stessi o dal mondo. 
E tutto ciò è evidente in ogni personaggio: Mari che si allontana dalla sorella e dalle aspettative degli altri, così come dal dolore e dalla sofferenza; Eri, forse colei che più si allontana dalla realtà, prigioniera di un imposto sonno profondo e delle sue stesse paure, in una stanza dove né grida, né sofferenza possono trovare via di fuga; Kaoru, che si allontana dal mondo che conosce a causa di un infortunio e si ritrova a ricominciare daccapo, da sola, ma che con forza va avanti seppur sentendosi sempre un poco fuori posto; Shirakawa che aliena la realtà stessa e vive in un mondo fatto di apatia e nessuna morale; Takahashi che si estrania dalla realtà grazie alla musica e che è costretto ad allontanarsi da una realtà famigliare a causa di situazioni passate che l’hanno cambiato nel profondo.

Un noir dalle tonalità nipponiche

After Dark è un noir onirico a metà tra sogno e realtà, tra tangibile ed effimero; un romanzo che cerca di far luce nella notte che è la psiche umana e l’essere umano stesso, le sue emozioni ed i suoi sentimenti.

Una luce soffusa di calda candela che progetta ombre scure in una notte già buia, ma illuminata da luci al neon ed insegne colorate, tra dolore e rinascita, sofferenza e perdono.

Un buio pesto intervallato da bagliori accecanti che svelano segreti e danno risposte, ma che fan sorgere nuove domande e dubbi nella mente del lettore. Domande e dubbi che solo il lettore stesso può provare a risolvere.

Adesso Eri non è più confusa: dorme tranquillamente nel suo letto. I suoi capelli neri formano sul cuscino un elegante ventaglio; vi spargono un muto significato. Si avvertono i primi segni dell’alba ormai vicina. Il punto più buio della notte è passato.

Ma è davvero così?

Ho amato particolarmente questo libro per la sua atmosfera surreale, un poco dark e quasi paurosa.
Mi sembrava di sentire freddo mentre leggevo, come se, da un momento all’altro, qualcuno o qualcosa potesse sbucare da dietro di me, con quali intenzioni, io non lo so.
Mi sentivo agitata, sospesa, quasi sulle spine, come se mi aspettassi che succedesse qualcosa.

L’atmosfera noir del romanzo dà un tocco davvero particolare ad un libro che ritengo un piccolo scrigno di citazioni che dovremmo ricordare nella vita di tutti giorni: molte sono le frasi che mi hanno colpita nel profondo, alcune corte e dritte al punto, altre lunghe e più metaforiche, ma tutte cariche di un grande significato.

Definirei questo libro quasi un romanzo di formazione tanto mi abbia portato cambiamenti interiori.

La penna di Murakami imprime parole piene di significato e capaci di farti rivedere mille dei tuoi pensieri ed anche dei tuoi valori. Un dono, quello di questo scrittore.

Autore: Pamela Cannizzaro

Classe '89, brianzola di nascita ma londinese nel cuore. Aspirante scrittrice, lettrice appassionata, tè dipendente e futura cat lady. Amo i romanzi gotici, il soprannaturale e l'esoterico; la cultura giapponese, l'epoca Vittoriana, le fan-fiction, l'arte greca e romantica. Adoro le lingue, i manga, il pizzo e la cucina cinese.

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1 Commento

  1. Uno di quei libri che dopo averlo letto pensi .. ma forse era meglio che sto tempo lo impiegato a leggere l’elenco telefonico

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