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PORDENONELEGGE2015: DALLA CRISI AL FUTURO ATTRAVERSO BELLEZZA E IMMAGINAZIONE

logo-pordenone-legge300 incontri, 460 autori, 7427 app scaricate, 350 mila visualizzazioni coronate da oltre 130 mila presenze fisiche: questo il successo in cifre del festival letterario PordenoneLegge 2015 alla sua 16 edizione svoltasi dal 16 al 20 settembre nella città di cui porta il nome.

Successo lusinghiero per i curatori (Villalta, Garlini e Gasparet) e per l’intera Fondazione di PordenoneLegge che ha consolidato un gradimento di pubblico che di anno in anno va crescendo costantemente.

Il motivo di tale successo non è solo da ricercarsi nella competenza e dedizione che trapela dagli atti e dalle parole di ogni membro dell’organizzazione, in grado di accoglie con “delicataattenzione il lettore visitatore, il giornalista o il semplice curioso; ma è quella capacità impercettibile di empatia verso il reale e il presente che fa cogliere sfumature più o meno evidenti di una contemporaneità che prospetta inesorabili mancanze, evidenti paure e imprescindibili necessità nell’individuare soluzioni utili a proseguire verso un futuro potenzialmente di riscossa.

Non a caso, sin dalla sua presentazione, PordenoneLegge2015 ha dichiarato apertamente il suo intento, esplicitando le due parole che avrebbero fatto da cornice al festival: Crisi e Futuro.

Gli incontri, le riflessioni, i reading di gruppo di letteratura e poesia nelle tradizionali e nuove location collocate negli spazi del centro storico, hanno volto lo sguardo in toto o in parte verso la traccia dell’itinerario pensato, dando tangibile corpo a questo filo conduttore invisibile.

Questo è stato evidente sin dall’inaugurazione. Pennac, titolare dell’incontro di apertura del 16 settembre, lo ha esplicitato palesemente definendo la scrittura, atto silenzioso ed intimo, come unico alito vitale capace di dare molteplici voci all’ eco del sentire personale, che si differenzia necessariamente (per stati dell’animo, esperienze vissute, realtà contingente) tra autore e lettori.

Compito delle frasi, delle parole, dei pensieri stampati nelle pagine di un libro è quello di “incuriosire” senza spaventare, di far riflettere senza modificare, poiché obiettivo della letteratura non è quello di cambiare ma di riuscire ad aiutare a trovare quel Quid per poter trasformare il proprio vivere, avvicinandolo ad un quotidiano da migliorare.

L’evidente mancanza di punti di riferimento nel reale, pungola e richiede una fonte viva da cui apprendere, ritrovare o scoprire vecchi e nuovi equilibri.

Silvia Vegetti Finzi sottolinea questa esigenza definendola necessaria per riappropriarsi di un equilibrio interiore che sembra smarrito, soprattutto per la generazione attuale che definisce “senza ginocchia sbucciate”.

In questa “nuova” generazione trapela la mancanza di accettazione dell’insuccesso e del dolore (che non va mai in prescrizione) e che, se non correttamente elaborato, rischia di indebolire le radici dell’età adulta.

Per ritrovare questo bandolo è imprescindibile riscoprire quel dono di cui solo i bambini sembrano essere portatori, ma che ognuno di noi possiede: la capacità di sognare, di pensare di amare il bello, di immaginare.

Bellezza e immaginazione risultano essere i cardini effettivi di una nuova ri-partenza.

Aspetti che ci possono far leggere realtà diverse e salvifiche, come afferma Michael Ajvaz nel suo libro “L’altra Praga”, e ribadite con ancora maggior forza dalla filosofa Agnes Heller,

Agnes Heller

Agnes Heller

strepitosa ed energica ottantaduenne, che rimarca come solo partendo dalla bellezza che ci circonda (la natura, la famiglia, i desideri di ognuno, l’ amore) si possa ipotizzare il recupero di quella felicità che tanto ricerchiamo in atti e valori lontani ed inconsistenti da quelli semplici e reali della buona convivenza, del rispetto, dell’accettazione dell’altro, dell’uomo, della natura.

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Ma per intraprendere questo percorso dobbiamo necessariamente rieducare la nostra immaginazione sopita: Azar Nafisi lo afferma apertamente durante la presentazione del suo ultimo scritto edito da Adelphi – “La repubblica dell’immaginazione” dove, senza remore o timore, affida questo compito alla letteratura che nasce proprio dell’immaginazione.

Nafisi

Azar Nafisi

Ma la letteratura può rivelarsi frutto gustoso e avvolgente per il sentire dell’uomo o (se non correttamente e costantemente alimentata da una sana dell’immaginazione) specchio inesorabile di errori, dove valori imposti diventano “brand” fittizi, creatori e fautori di una falsa felicità.

Ma non solo di mostri, di Cari mostri (come li definisce Stefano Benni) e di caos è fatta la nostra realtà, il nostro quotidiano, la nostra Crisi. La risposta a questi “Momenti di trascurabile infelicità” come li chiama Francesco Piccolo esiste. Arriva da chi non ti aspetti, spiazzandoti.

Roberto Vecchioni, Chiara Gamberale e Massimo Gremellini, in modo differente, ne sono artefici attraverso le loro opere e le loro riflessioni.

Chiara Gamberale e Massimo Gramellini

Chiara Gamberale e Massimo Gremellini

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Roberto Vecchioni

Capaci di far intravedere nel vivere e nella lettura di un reale in crisi, le tracce di quel sentire che può portare fuori dalla nebbia dell’insicurezza, della solitudine, della paura. Ridonando alla spiritualità quell’intimità che appariva perduta, le emozioni, la curiosità e persino il dolore si bilanciano in una vita che malgrado tutto è meravigliosa, che ci chiede di combattere ma anche di prendersi cura dell’altro come fosse la nostra casa, poiché solo così riusciremo a ritrovare quella quiete che ha le premesse di divenire felicità.

Non c’è che dire. Intensa, profumata e agro dolce in gola come solo la liquirizia sa essere, si è rivelata questa edizione di #pordenonelegge2015. Capace attraverso i suoi molti autori nazionali ed internazionali di palesare alcuni nervi, scoperti e deboli, e di leggere e tracciare a matita linee guida per comprendere il particolare attimo contemporaneo.

Ha ribadito, non solo la centralità della letteratura nel vivere dell’individuo, ma la necessaria “presenza” degli scrittori con il loro compito preciso: disturbare la pace del lettore, che troppo spesso si fa sonnolenta, pigra, disattenta verso un vivere offuscato.

La loro presenza non è un dovere imposto o pagato da altri e nemmeno un atto di magnanimità regale. È una intima ed imperativa esigenza per ridare vita ad una immaginazione che con facilità si intorpidisce, a un’emozione che con leggerezza si trascura, a un dialogo con se stessi e con gli atri sempre posticipato a un dopo che può diventare troppo tardi, tralasciando quel vivere fatto di momenti singoli ed irripetibili che solo aprendo la pagina di un libro rimangono vividi per un nuovo viaggio e una nuova vita.

Autore: Marzia Perini

Scrivere, leggere due aspetti palesi di un'unica passione: la letteratura. Alterno scrittura originale (racconti, poesie, resoconti letterari) a recensioni librarie. Completano il quadro personale altre due passioni più "movimentate" , ma che si intrecciano e completano le precedenti: la fotografia con mostre dedicate a Roma Bergamo e Venezia e i viaggi (solidali e non). Sono Accredited Press al festival di Pordenonelegge dal 2015.

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