La Macchina della felicità di Flavio Insinna La Macchina della felicità di Flavio Insinna

La Macchina della felicità di Flavio Insinna: un viaggio, una destinazione, un amore

la macchina della felicità di flavio insinnaFelicità, amore, attenzione verso l’altro. Aspetti che vengono ormai creduti obsoleti per il nostro vivere, così palesemente piegato su se stesso. La felicità, poi, è una chimera, tanto da non distinguere nemmeno se sia un viaggio o una destinazione da raggiungere. Ma ecco che dal fondo della sala, chiamata quotidiana realtà, un Flavio Insinna che non ti aspetti chiede di prendere la parola sull’argomento. Respira, imposta la voce e inizia a raccontare una storia avvincente, dal titolo La Macchina della Felicità, il suo nuovo romanzo.

La trama

Roma. Vittorio, supervisore dell’ “Atmosphere” (la casa da gioco parte integrante dell’hotel di cui è ospite permanente), è un cinquantenne, insonne e disilluso verso una vita scialba ed opaca, dove è sempre “il banco” destino a vincere e “il giocatore” uomo a perdere. Il suo è un mondo buio, illusorio quasi parallelo alla realtà, dove corridoi muti, grigi e sfolgoranti di luci al neon si alternano a sale da gioco, microcosmi divoratori di sogni e identità. Qui si aggirano ospiti tra i più diversi ma con un unico denominatore comune: affidare agli ingranaggi delle macchine del gioco d’azzardo una qualche possibilità di riscatto. La sua, insomma, è una vita in “serie” dove la stima, l’amicizia e l’amore si riducono a attimi sbiaditi e fini a se stessi e dove ogni giorno è uguale all’altro. Ogni giorno, tranne il martedì. I martedì Vittorio li trascorre alla luce del sole dividendosi tra l’andare a trovare i genitori al cimitero (a cui porta sempre fiori freschi, perché i fiori finti rendono una bazzecola anche la morte che è una cosa seria) e la visione di un film di insuccesso (perché i film di successo fanno male al reale esistere). In uno di questi martedì mentre, immerso nei suoi pensieri, attende di acquistare il biglietto per il film di insuccesso prescelto, un sorriso mescolato a un atto gentile della donna alla cassa tre del multisala di fiducia, lo ammutolisce e lo risveglia nell’animo. Laura è l’intestataria dell’atto. Ha quarant’anni, una delicata e disarmante bellezza, una esistenza non facile che però ha lasciato intatta sia la voglia di vivere e amare senza timidezze e remore, sia la volontà di custodire nell’angolo più nascosto del suo cuore un “prezioso” sogno fatto di Polinesia e di ricordi di un’infanzia troppo presto avvolta dal dolore della perdita. L’incontro tra i due, semplice e leggero come la brezza del mare sul far della sera, ha da subito chiari i tratti del vero legame d’amore, capace di fondere desiderio, passione e dedizione verso l’altro in un completo e totale sentire. La forza che ne deriva è tale da avvolgere in un tenero caldo e rassicurante abbraccio il cuore di Vittorio, “malato” di perplessità e dubbi che così, piacevolmente sconfitto, ritroverà le tracce dello smarrito esistere. La sua rinascita a “nuova vita” lo motiverà a diventare l’artefice, l’ingranaggio fondante di un meccanismo in grado di far capire a Laura che in fondo la Polinesia non è così lontana. Vittorio – “Macchina della felicità” riuscirà a riallacciare e ricreare i singoli tasselli degli affetti smarriti (passati e presenti) di colei che ama, che, così ritrovati, si compenetreranno, completandosi naturalmente. Ma il colpo di scena è dietro l’angolo. Improvvisamente il protagonista, sbalzato dal sogno realizzato ad una realtà conseguenza di atti voluti, dovrà saldare il prezzo pattuito con il suo esistere. Vittorio accetta a testa alta e fino in fondo l’inevitabile onere. Anche quando, calpestando l’impalpabile sabbia di Polinesia, ogni singola parte del suo essere, ogni singolo battito del suo cuore capiranno di aver assolto il compito assegnato: donare a Laura il suo sogno e la sua felicità.

LEGGI ANCHE:  Senza il mio nome | Gianfranco Onatzirò Obinu

La critica

Nel suo essere nuovamente “autore”, Insinna palesa una sensibile e spiccata capacità di scorgere le sfumature del quotidiano vivere, così disattento verso i fragili, essenziali ed identificativi aspetti del sentire dell’essere umano. Con uno scrivere puntuale, delicato e mai banale, eccolo trasformato in narratore di una storia semplice, sostenitrice di sentimenti e legami forti da vivere fino in fondo, senza paura. Le parole avvolgono calde e viventi il lettore che è spinto a proseguire oltre la parola, la pagina il capitolo. In ogni personaggio (protagonista o meno che sia) si leggono e si scorgono debolezze e pregi che ci appartengono, e che troppo spesso nascondono il vero orizzonte del vivere. Che non è solo l’ “amare” e l’ “amore” fusi nella passione, ma è il completo congiungersi, mentalmente e spiritualmente, all’altro in un legame che addomestica. Solo così chiara sarà la via e la destinazione da raggiungere. Evidente la capacità di creare, palese la possibilità di trovare e reale la volontà di donare a colei/colui che amiamo la felicità.

Autore: Marzia Perini

Scrivere, leggere due aspetti palesi di un'unica passione: la letteratura. Alterno scrittura originale (racconti, poesie, resoconti letterari) a recensioni librarie. Completano il quadro personale altre due passioni più "movimentate" , ma che si intrecciano e completano le precedenti: la fotografia con mostre dedicate a Roma Bergamo e Venezia e i viaggi (solidali e non). Sono Accredited Press al festival di Pordenonelegge dal 2015.

Condividi Questo Post Su

1 Commento

  1. Che bella storia! Proprio invitante! Chi non ha voglia di essere sempre alla ricerca della felicità?

Invia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *