La bellezza delle cose fragili, l'esordio di Taiye Selasi La bellezza delle cose fragili, l'esordio di Taiye Selasi

La bellezza delle cose fragili, l’esordio di Taiye Selasi

la bellezza delle cose fragili l'esordio di Taiye Selasi

La cover dell’opera edita da Einaudi

Kweku muore scalzo, una domenica all’alba, le pantofole all’uscio della camera, come cani. In questo istante è fermo, tra la veranda e il giardino, indeciso se tornare a prenderle. Non lo farà. In quella camera dorme Ama, la sua seconda moglie: le labbra dischiuse, la fronte leggermente aggrottata, la guancia che cerca calda uno scampolo di fresco sul cuscino, e Kweku non vuole svegliarla”.

L’esordio di Taiye Selasi, La bellezza delle cose fragili, arriva in Italia decisamente in ritardo, dopo che già gran parte del mondo ha potuto apprezzare la bravura di questa poliedrica donna. Il suo Ghana must go, titolo originale de La bellezza delle cose fragili, le ha infatti permesso di ricevere l’ambito riconoscimento del Grata che viene conferito solo ogni dieci anni a venti fra i miglior romanzieri viventi. E l’esordio di Taiye Selasi non poteva non passare inosservato.

La scrittrice narra di una famiglia agiata, i Sai, che all’improvviso conosce una profonda lacerazione e, progressivamente, si sfalda, venendo meno alla promessa di felicità intrinseca che il capofamiglia aveva giurato per loro. Con tratto spietato ed tagliente, la Selasi dipinge ne La bellezza delle cose fragili un ritratto di casa ai giorni nostri, di una famiglia immigrata dall’Africa che, pur vivendo da sempre all’estero, sconta l’influenza delle proprie origini nella quotidianità dei grandi eventi.

La trama de La bellezza delle cose fragili

Kweku Sai muore all’alba, da solo, dinanzi al mare dove c’è la sua casa, in Ghana. Quella casa rappresentava per Kweku un posto speciale, un angolo di paradiso dal quale purtroppo era dovuto fuggire tanti anni prima, quando era poco più che un ragazzino. Quella casa l’aveva pensata a disegnata lui stesso su di un tovagliolino di carta quando era ancora uno studente, un nido che riuscisse a contenere due altre dimore: il suo Ghana e la sua famiglia, come le scatole cinesi.

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Eppure, quando Kweku muore, è lontano dalla sua famiglia, dai suoi figli e dalla sua amata Fola. Perché il brillante chirurgo, il più apprezzato di Boston, ragazzo prodigio venuto dal cuore dell’Africa da un piccolo villaggio e capace di scalare le vetta sociale, muore da solo lontano da casa? Perché il padre premuroso, il marito innamorato, non è con la sua famiglia? Distante oceani e fusi orari da ciò che ha di più caro: da Olu, suo figlio maggiore, che ha seguito le sue orme con orgoglio; oppure con i gemelli Taiwo e Kehinde, da Sadie e, soprattutto, dalla sua Fola, la sua amata Fola.

Le cose che sembrano le più fragili sono poi, per alcune famiglie, la roccia sulla quale si fonda la propria vita, capaci di essere più strenue della storia stessa e del tempo inesorabile.

L’esordio di Taiye Selasi – Note sull’autrice

Nata a Londra da padre ghanese e madre nigeriana, è cresciuta in Massachusetts. Si è laureata presso la Yale University e ha poi proseguito i suoi studi presso l’università di Oxford. Dopo un laboratorio di sceneggiatura conseguito presso la Columbia, decide di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura e alla fotografia. Attualmente Taiye Selasi vive a Roma.

Il suo romanzo, La bellezza delle cose fragili, è stato acclamato dalla critica e dai lettori. The Economist ha detto: «Fatevi scappare La bellezza delle cose fragili e vi perderete uno dei migliori nuovi romanzi della stagione». Anche l’autrice di Mangia, Prega, Ama, Elizabeth Gilbert, è rimasta estasiata da quest’opera: «Questo libro sembra contenere il mondo intero, non lo dimenticherò mai».

La bellezza delle cose fragili è edito in Italia da Einaudi e disponibile su Ibs a 16,15 euro.

Autore: Laura Landi

Sono ­ per ammissione estrema ­ lettrice compulsiva, anche se molto molto esigente. Andare in libreria mi fa sentire come Alice nel paese delle meraviglie. Il mio amore letterario segreto? Gabriel García Márquez.

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